Che c’entra la psicologia con il cosplay? Perché la promozione del benessere tra i membri di questa subcultura è importante?
Il termine “cosplay” deriva dall’unione di due parole “costume” e “play”. Indica l’attività di vestirsi e comportarsi come personaggi di manga, anime, video games, serie tv e film. Viene definita una subcultura moderna, nata negli anni ’80 del Novecento.
Come tutti i fenomeni moderni, quello del cosplay è fenomeno complesso che non permette un punto di vista univoco. Fare cosplay significa scegliere un personaggio appartenente a manga, anime, video games, serie tv, film e rappresentarlo nella realtà attraverso il vestiario (completo di accessori), comportamenti, frasi e pose rappresentative. I cosplayer, ovvero coloro che praticano il cosplay, sono soliti ritrovarsi a fiere ed eventi, all’interno dei quali danno letteralmente vita ai loro personaggi. Gli utenti che compongono la community appartengono a fasce d’età molto variegate e per alcuni di loro, il cosplay, costituisce un vero e proprio lavoro. Da quando il fenomeno del cosplay ha iniziato a diffondersi e la community dei cosplayer a crescere, studiosi appartenenti a diverse discipline hanno iniziato ad interrogarsi sul significato di questa pratica, soprattutto rispetto al piano sociale e identitario. Ma quali sono, secondo gli psicologi, gli aspetti positivi dell’essere un cosplayer?
La componente creativa
Alcuni autori considerano i cosplayer dei veri e propri performer. In effetti il cosplay condivide con le arti come il cinema ed il teatro l’uso delle maschere, del trucco, abilità recitative ed interpretative. Inoltre, molti cosplayer realizzano i propri costumi a mano, studiano stoffe e materiali da impiegare, ricorrendo raramente ad acquisti online. Questo lavoro fa parte del processo di costruzione del personaggio (che per personaggi complessi richiede tempi molto lunghi), che presuppone una forte componente creativa e di problem solving.
Mostrare sé stessi
Per quanto riguarda il personaggio da rappresentare, la scelta ricade spesso su personaggi significativi che permettono di esprimere sé stessi al di fuori delle norme della cultura mainstream. Il cosplay può diventare un’occasione per portare nella realtà ciò che normalmente non si può essere o non si può mostrare, sperimentando, attraverso i personaggi, gli aspetti che compongono l’esperienza di sé.
Autostima
Alcuni studi sottolineano come il cosplay influenzi positivamente l’autostima. L’appartenenza alla subcultura suscita emozioni positive legate all’espressione della propria identità e creatività; stimola le attività di gruppo basate sulla collaborazione; facilita l’elaborazione e la regolazione di affetti.
Ma allora cosa dove si colloca la promozione del benessere?
È importante riconoscere che è possibile sperimentare emozioni negative anche quando l’attività e l’appartenenza alla subcultura presuppongono numerosi risvolti positivi, inclusi quelli elencati sopra. Bisogna infatti considerare alcuni aspetti che possono costituire delle criticità.
La ricerca della perfezione
Scegliere di interpretare un personaggio significativo non implica la piena somiglianza. Tuttavia, è vero che molto spesso i personaggi vengono scelti per caratteristiche fisiche o caratteriali somiglianti. È importante sottolineare che questi personaggi hanno spesso corpi poco realistici che è impossibile replicare e, promuove, nella riproduzione del personaggio, l’immagine positiva di sé e del proprio corpo. La ricerca della perfezione, anche attraverso la cura minuziosa dei dettagli, da un lato può generare stati di ansia e malessere, dall’altra offusca la possibilità di esprimere la propria identità e creatività.
Fuga dalla realtà
L’attenzione è ancora una volta sulla scelta del personaggio; in questo caso sugli aspetti del sé che si intende rappresentare. Scegliere un personaggio significativo significa, in un certo senso, trovare una corrispondenza tra l’attività immaginativa e la realtà in cui i personaggi svolgono alcune funzioni psicologiche. Si può decidere di interpretare un villain o un eroe, di essere buoni o cattivi, appartenenti al genere maschile, femminile, fluido. Alcune caratteristiche si sovrappongono a quelle del personaggio mentre altre cercano in lui qualcosa che si vorrebbe essere o diventare. È importante tenere presenta la differenza tra la realtà e l’immaginazione e promuovere un’esperienza identitaria continua ed integrata.